“«”… e canajuola, la quale è bellissima e da serbare”».”
Pier De’ Crescenzi – Crescenzi Volgar – libro IV
Il nostro Vigneto
Nel 2022 prende forma un nuovo impianto… un vigneto autoctono!
L’excursus storico della Cannaiola viene da lontano, dal medioevo appunto, e un vitigno illustre non poteva non lasciare traccia nelle opere di studiosi e letterati di fama.
Troviamo una prima citazione della Cannaiola nel 1303 nell’opera “Opus Com-modorum Ruralium”, un trattato di economia rurale del bolognese Pier De’ Crescenzi che così la descrive: “VITIS VINIFERA ETRUSCA: racemis mediis, oblongis, acinis subrotundis, nigris, pulpa dulci, vino amabili. Vulgo, canaiolo nero o uva Canaiola.”
In un’altra opera dello stesso autore, un trattato di agronomia che vedrà ben 25 edizioni, il “Crescenzi Volgar”, nel quarto libro dedicato al vino e alle vigne l’autore dice: “…e canajuola, la quale è bellissima e da serbare”.
Noi vogliamo conservare e continuare a tenere in vita questo splendido vitigno; essendo autoctono (= indissolubilmente legato al proprio territorio) ha bisogno di meno input per accrescersi e produrre uva. Questo ci permette di essere più sostenibili, rispettosi dell’ agro-ecosistema e del meraviglioso Lago di Bolsena, sulle sponde del quale si affaccia Marta.
Il legame con il territorio rimane uno dei pilastri della nostra azienda, infatti il vitigno sopracitato é ubicato nell’areale della DOC (Denominazione di Origine Controllata) “Colli Etruschi Viterbesi” o “Tuscia”.
La Cannaiola di Marta vitigno iscritto al Registro Nazionale delle varietà di vite da vino, al Registro Regionale delle varietà di vite classificate idonee alla produzione di uva da vino nella Regione Lazio dal 19/11/2001 e al Registro Volontario Regionale – Sezione Vegetale risorse genetiche autoctone (ARSIAL).
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